La carta etica

Napoli come laboratorio per la rigenerazione sociale Un Progetto di ricerca sociale in collaborazione con Centro Studi Opera don Calabria

Con un protocollo con il Centro Studi – Opera Don Calabria la Fondazione RUT intende costituire un Think Tank di studio e ricerca che sarà uno spazio aperto di valorizzazione delle realtà ed esperienze che operano nel contesto della Città di Napoli sui temi della promozione della coesione sociale, dell’accoglienza, inclusione sociale e del contrasto alle discriminazioni, con l’obiettivo di stimolare l’interesse del pubblico, il dibattito e l’attenzione degli opinion maker.

II primo progetto congiunto sperimentale di studio e ricerca della Fondazione RUT e del Centro Studi – Opera don Calabria è volto all’analisi delle buone pratiche e di esperienze territoriali significative su progetti di coesione e inclusione sociale nella Città Metropolitana di Napoli, e in particolare rispetto ai temi del:

A LAVORO

B EDUCAZIONE

C POVERTÀ EDUCATIVA

D PROTAGONISMO FEMMINILE
LE KEYWORDS

#INCLUSIONE SOCIALE #ADVOCACY #LAVORO #EDUCAZIONE #POVERTÀ EDUCATIVA #PROTAGONISMO FEMMINILE
La finalità del progetto, quindi, è promuovere una cultura comune di welfare sociale che accomuni la cittadinanza nulla scelta dei principi e del valori fondanti l’attiva partecipazione nell’interesse del benessere territoriale ponendosi come specifico obiettivo l’elaborazione della Carta etica sull’inclusione.

Perché elaborare una carta etica sull'inclusione sociale?

Il termine inclusione sociale abbraccia numerosi aspetti e ambiti tra i quali la scuola sia nella funzione di apprendimento che educativa, il mondo del lavoro, quale espressione della dignità dei cittadini, il mondo delle opportunità per le persone maggiormente in difficoltà, quali bambini, donne, anziani e persone ai margini.

Il fine ultimo dell’inclusione sociale è garantire l’inserimento di ciascun individuo all’interno della società indipendentemente dalla presenza di elementi limitanti, come: povertà, analfabetismo, segregazione etnica o religiosa, cambiamento climatico, illegalità, stratificazioni sociali e relazioni economiche. Nonostante un generale forte e trasversale interesse, tutt’oggi scarseggia un’analisi qualitativa delle dimensioni del concetto di inclusione sociale anche alla luce del nuovo contesto post-pandemico. La ricerca ha l’obiettivo di contribuire alla discussione offrendo una riflessione in grado di interpretare i diversi tratti e la multi-dimensionalità del concetto stesso di inclusione sociale “oggi” (come ad esempio l’economia di “sussistenza”), dimensioni da indagare e che sfuggono negli indicatori tradizionali.

Un lavoro di ricerca che potrà offrire spunti di riflessione ai policy maker per accentuare il dibattito sulle politiche che siano quanto più aderenti ai principi e alle dinamiche dei processi di inclusione sociale che partono dai territori, in modo da massimizzarne l’impatto e a rendere il processo di implementazione delle policy stesse un’occasione per costruire le condizioni di sostenibilità dell’azione.

Prodotto della ricerca è l’elaborazione della Carta, quale esito del processo di condivisione e responsabilizzazione che parte direttamente dal territorio, dalle esperienze progettuali concrete.

La Carta, inoltre, sarà uno strumento di comunicazione e di dialogo con i territori.

La Carta aspira a racchiudere un insieme di principi etici che potranno essere declinati sotto diversa natura dalle realtà associative o imprenditoriali consultate; princìpi provenienti dal territorio, che potranno emergere dalla ricerca sul campo; ambisce a circoscrivere le buone pratiche inclusive già presenti, per renderle scalabili e replicabili. In tal senso la Carta Etica sull’inclusione sociale vuol essere e diventare anche un vero e proprio strumento di advocacy e di policy making.

La domanda di partenza di questo lavoro di ricerca riguarda la possibilità che le buone pratiche di rigenerazione sociale rappresentino una prospettiva critica per il rafforzamento dei meccanismi di inclusione e perequazione socio-economica, per la valorizzazione delle differenze e della coesistenza, per la gestione del conflitto.

Cosa significa, in termini di comportamenti, norme e pratiche, collocare la questione dell’inclusione sociale al centro dell’azione politica contemporanea, della riflessione sulla giustizia sociale, dell’etica della cura? Per rispondere a questo quesito si vuole indagare il territorio metropolitano della città di Napoli. Napoli è da sempre il laboratorio sociale del Paese. La ricerca sul campo includerà interviste semi-strutturate e focus group e riguarderà i temi di lavoro individuati.

Lo studio così impostato ambisce a far intersecare, dialogare e incontrare non solo gli attori che ad oggi identifichiamo nell’ambito della sfera della “cura”, ma anche altri settori, come quello privato delle imprese, dando rilevanza all’incontro con esperienze di imprenditoria femminile nel territorio.

Perché l’area metropolitana di napoli?

Gli ultimi dati ISTAT su Benessere equo e sostenibile nei territori (BES) presentato dall’Istat a settembre 2021 sul territorio di Napoli e provincia ci restituiscono la seguente fotografia:

SPERANZA DI VITA

Nella città partenopea e nella provincia casertana, dove la conurbazione urbana è massima e l’affollamento per chilometro quadrato è tra le più elevate dell’Occidente industrializzato, la speranza di vita alla nascita si abbassa a 78 anni e un mese appena.

MERCATO DEL LAVORO

Il tasso di occupazione a Napoli è inchiodato al 41,4%. L’occupazione nell’area metropolitana raggiunge il 55,8%. Dal Bilancio di Genere 2021 dell’ Istat si rileva come il dato nazionale dell’occupazione femminile rimane drammaticamente al 50%.

L’Istituto di statistica esamina anche un altro dato molto significativo che riguarda le giornate retribuite nell’anno e fotografa l’abnorme diffusione del lavoro nero. Invece, in netta controtendenza, Napoli si guadagna a pieno titolo un posto di prima fila nell’empireo della cultura. La città primeggia in attività culturali e presenze diffuse del patrimonio artistico. Pochi territori si connotano come punte di eccellenza nella valorizzazione del patrimonio museale italiano: e Napoli, secondo l’Istat, è al primo posto, seguita a ruota da Trieste, e poi, via, via, Roma, Firenze, Milano, Venezia e Pisa. Un segnale sicuramente da cogliere ed indagare, anche nell’ottica di favorire l’inclusione sociale.

ABBANDONO SCOLASTICO

Tre dati su tutti caratterizzano i ritardi che il Bes dei territori nota nei settori decisivi dell’istruzione e della formazione a Napoli. Innanzitutto, partendo dalle fasce più giovani, quella delle bambine e dei bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia. Ebbene, nella città partenopea si registra una percentuale di appena il 3,6% contro ben oltre il 30% dell’Emilia Romagna, quale regione pilota per queste attività in Italia.

Il secondo riguarda i preadolescenti e adolescenti ed attiene alle competenze alfabetiche ritenute non adeguate: le stime fotografano la metà esatta dei giovani napoletani che mancano di queste conoscenze di base. Infine e quest’ultimo dato riguarda le persone più grandi d’età, la percentuale dei Neet, coloro cioè che non studiano e non lavorano. A Napoli sono il 38,2%, tra le più elevate d’Italia.

CRIMINALITÀ

Un tasto dolente a Napoli è sempre stato e continua ad essere quello della sicurezza. I delitti violenti denunciati, stragi, omicidi preterintenzionali, infanticidi, tentati omicidi, lesioni dolose, sequestri di persona, violenze sessuali, rapine, attentati, nella media nazionale sono 16,1 ogni 10 mila abitanti. Ma questo tasso si impenna in quasi tutte le città metropolitane, in particolare a Napoli dove raggiunge il 26,5. Il tasso dei delitti diffusi denunciati è in calo in Italia, complessivamente 179,7 furti di ogni tipo e rapine in abitazione ogni 10mila abitanti, ma purtroppo non a Napoli dove l’indice si impenna e si inchioda a ben 216,2.

Il progetto di analisi e ricerca sociale

Destinatari del progetto di ricerca sono gli enti di terzo settore e/o enti pubblici, impegnati in prima linea nei settori e ambiti di intervento che riguardano l’educazione/apprendimento scolastico, il lavoro/ formazione e pari opportunità.

La partnership che intende promuovere la Fondazione RUT, quale soggetto promotore e che si occuperà del coordinamento generale e dei rapporti istituzionali con il territorio, interesserà il il Centro Studi -Opera Don Calabria, quale partner strategico che attiverà e promuoverà la rete territoriale degli enti destinatari partecipando alla progettazione e alla programmazione della ricerca; il Comune di Napoli, quale partner istituzionale di progetto che faciliterà la promozione e la disseminazione degli esiti della ricerca.
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