Scrivere il pensiero: I quaderni di Hannah Arendt tra arte, memoria e meditazione

Il progetto artistico di Sabrina Mezzaqui

Di Annamaria De Paola

La realtà non è tenace, non è forte, ha bisogno della nostra protezione.
—Hannah Arendt,  Le origini del totalitarismo (1948)

In un tempo che consuma parole e idee alla velocità dello scorrere, esiste ancora uno spazio per la lentezza del pensiero? I quaderni di Hannah Arendt rispondono con una forza silenziosa ma radicale: sì. E lo fanno attraverso la scrittura, intesa non come semplice trascrizione, ma come atto di resistenza, attenzione, cura.

Tra il 2017 e il 2021, Sabrina Mezzaqui ha intrapreso una copiatura integrale a mano delle pagine tratte da Nel deserto del pensiero – Quaderni e diari 1950-1973, restituendoci 29 volumi interamente riscritti, rilegati con copertine in stoffa ricamata ispirate al Bauhaus, e presentati in tre tavoli espositivi sobri ed eleganti. Ogni quaderno misura 31,5×44 cm, e custodisce parole che attraversano il tempo, le lingue, in cui Hannah Arendt appunta ed approfondisce le sue riflessioni. 

Il gesto è semplice, ma rivoluzionario: leggere, ricalcare, trascrivere. A matita prima, poi con inchiostro blu notte, in una calligrafia unica. La carta, leggera e sonora, è la stessa degli atti giuridici e amministrativi, come a voler ancorare il pensiero alla materia della legge e della memoria. Si tratta di una “copia dal vero” delle pagine stampate, ma nel gesto, si compie molto di più. Ogni parola scritta diventa corpo, ritmo, meditazione. Un pensare che si fa fisico, che passa dagli occhi alla mano, dalla mente al foglio.

Ricopiare diventa un modo per pensare con Arendt, seguire con lo sguardo e la mano il tracciato delle sue riflessioni, in una lingua che si muove tra tedesco, francese, greco, latino e inglese. Hannah Arendt, del resto, non era estranea a questo tipo di pratica. Nei suoi quaderni, spesso annotava citazioni di altri autori, alternando lingue diverse, in un dialogo interiore fatto di stratificazioni e riverberi. Così, la copiatura diventa qui un atto devoto, ma mai passivo. È lettura attiva, è interrogazione costante, è il coraggio di confrontarsi con un pensiero che non cerca consolazione, ma verità.

Un progetto è anche un omaggio al gesto dell’annotare, al ritmo della lettura e della scrittura come forma di conoscenza. Arendt stessa, nelle sue riflessioni, cita Simone Weil: “La realtà ha bisogno della nostra adesione. In questo noi siamo creatori del mondo”.  Scrivere, quindi, non solo come memoria, ma come fondazione del reale.

Il progetto è stato mostrato al pubblico in vari momenti del suo percorso: a Torino (FLAT 2017), Ravenna (Museo d’Arte 2018), Milano (Palazzo Borromeo 2021) e infine a Bologna, Archivio della Biblioteca delle Donne (ArtCity 2025). Ogni tappa è stata un’occasione per condividere non solo un progetto artistico, ma un modo di abitare il pensiero. Ogni tavolo espositivo accoglie i quaderni come fossero reliquie di un pensiero che non smette di interrogare il presente.

“Io amo solo i miei amici e la sola specie d’amore che conosco è l’amore per le persone”.
Così scrive Arendt, con quella limpidezza che sa essere tanto radicale quanto umana. Nessuna adesione cieca a popoli o ideologie: solo l’irriducibile amore per le persone. È la stessa etica che anima questi quaderni, dove ogni pagina è un atto di rispetto verso il pensiero e verso chi lo ha generato.

Il progetto non sarebbe stato possibile senza la pazienza e la cura del ricalco del Tavolo di Lavoro di Marzabotto, la rilegatura di Debora Domenichelli, i tavoli su misura di Franco Miccinesi, e il sostegno di Galleria Minini e Galleria Continua. A loro va il ringraziamento da parte di Sabrina Mezzaqui, che si fa eco della stessa cura che permea ogni pagina.

Nell’epoca della velocità e della smaterializzazione, I quaderni di Hannah Arendt ci ricordano che la realtà – fragile come la carta – ha bisogno della nostra attenzione, del nostro tempo, del nostro amore. E che forse, proprio nella lentezza del copiare a mano, possiamo ancora trovare un varco per pensare, davvero, il mondo.

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