Un progetto finanziato dall’Unione europea ha organizzato a una rete di ricercatori in discipline umanistiche, scienze sociali e medicina di tre università, per stimolare la ricerca interdisciplinare innovativa sulle politiche sulla maternità
Ci sono pochissime esperienze umane condivise da tutti nel mondo, una di queste è il fatto di
avere una madre. Eppure, tale esperienza umana è poco studiata, sia perché la maternità viene
data per scontata sia, forse, perché è scomodo parlarne? Scomodo soprattutto quando la maternità viene calpestata, o la si riconduce a un mero fatto statistico e demografico, o ancora economico e lavorativo. Ecco che dei ricercatori provenienti da tre università europee hanno avuto
l’idea di mettersi assieme e, grazie a un progetto finanziato dall’Unione europea, hanno provato
a mettere a confronto le conoscenze attuali, a partire dalle rispettive esperienze nazionali per
allargare lo sguardo al resto dell’Europa.
Sappiamo relativamente poco su come e perché le donne scelgono di diventare madri, o meno, su come combinano lavoro e maternità, su come raccontano le loro esperienze di madri o su come viene narrata la maternità, su come vedono le storie raccontate su di loro come madri. Non riusciamo ancora a comprendere cosa significhi essere una madre emarginata, a causa dell’etnia, della disabilità, della giovinezza, della privazione o persino della discriminazione. In tutta Europa, sebbene le questioni legate alla mobilità delle persone per lavoro o per migrazioni siano ben studiate, non è ancora noto come le donne traducano la loro maternità attraverso lo spazio e il tempo, attraverso lingue e nuove culture, reinventando il significato della maternità mentre si spostano. D’altronde, non si osservano ancora narrazioni emergenti della maternità che rispondono al cambiamento sociale, economico e politico o ai significati controversi della maternità che inevitabilmente seguono tali cambiamenti. C’è un urgente bisogno di un dialogo europeo su cosa significhi essere madre.
I ricercatori del gruppo Tinking Motherhood dell’Università di Vilnius (Lituania), che coordina il progetto, del Mother Anyway Project dell’Università di Uppsala (Svezia) e del Motherhood Project dell’Università nazionale d’Irlanda Maynooth (Irlanda), attraverso il progetto MotherNet, finanziato dal programma di ricerca e innovazione Ue Horizon 2020 Twinning, hanno creato una rete interdisciplinare, con progetti collaborativi tra ricercatori in ambiti quali la medicina, le scienze umane e sociali, il diritto, l’economia, i media e la cultura, per analizzare e comprensione la maternità. Nel corso degli ultimi tre anni, il gruppo di ricerca è stato coinvolto nella creazione di cluster di ricerca, pubblicazioni, scuole estive, attività di tutoraggio, missioni scientifiche e attività di sensibilizzazione in tutto il mondo. MotherNet è anche una piattaforma per la condivisione di conoscenze e lo sviluppo di competenze, dove finora si è provveduto al trasferimento di know-how tra i membri del consorzio e tra i ricercatori.
Sappiamo relativamente poco su come e perché le donne scelgono di diventare madri, o meno, su come combinano lavoro e maternità, su come raccontano le loro esperienze di madri o su come viene narrata la maternità, su come vedono le storie raccontate su di loro come madri. Non riusciamo ancora a comprendere cosa significhi essere una madre emarginata, a causa dell’etnia, della disabilità, della giovinezza, della privazione o persino della discriminazione. In tutta Europa, sebbene le questioni legate alla mobilità delle persone per lavoro o per migrazioni siano ben studiate, non è ancora noto come le donne traducano la loro maternità attraverso lo spazio e il tempo, attraverso lingue e nuove culture, reinventando il significato della maternità mentre si spostano. D’altronde, non si osservano ancora narrazioni emergenti della maternità che rispondono al cambiamento sociale, economico e politico o ai significati controversi della maternità che inevitabilmente seguono tali cambiamenti. C’è un urgente bisogno di un dialogo europeo su cosa significhi essere madre.
I ricercatori del gruppo Tinking Motherhood dell’Università di Vilnius (Lituania), che coordina il progetto, del Mother Anyway Project dell’Università di Uppsala (Svezia) e del Motherhood Project dell’Università nazionale d’Irlanda Maynooth (Irlanda), attraverso il progetto MotherNet, finanziato dal programma di ricerca e innovazione Ue Horizon 2020 Twinning, hanno creato una rete interdisciplinare, con progetti collaborativi tra ricercatori in ambiti quali la medicina, le scienze umane e sociali, il diritto, l’economia, i media e la cultura, per analizzare e comprensione la maternità. Nel corso degli ultimi tre anni, il gruppo di ricerca è stato coinvolto nella creazione di cluster di ricerca, pubblicazioni, scuole estive, attività di tutoraggio, missioni scientifiche e attività di sensibilizzazione in tutto il mondo. MotherNet è anche una piattaforma per la condivisione di conoscenze e lo sviluppo di competenze, dove finora si è provveduto al trasferimento di know-how tra i membri del consorzio e tra i ricercatori.
Inoltre, ha lanciato un programma di tutoraggio basato su un’ampia gamma di competenze
disciplinari. Nei diversi Stati membri dell’Ue
esistono diverse politiche di sostegno della
maternità ma, senza dubbio, il tema dei congedi parentali è quello più facilmente comparabile per comprendere l’attenzione data alla
questione.
Due direttive europee, quella sul congedo di maternità del 1992 e quella sul congedo parentale del 2010, garantiscono il diritto delle madri lavoratrici a un congedo dal lavoro, subito prima o dopo il parto. Nuove norme europee si aggiungono ai diritti previsti dalla Direttiva 92/85 sulle lavoratrici gestanti, secondo la quale le donne hanno diritto a un minimo di 14 settimane di congedo di maternità di cui almeno 2 obbligatorie, laddove esso è retribuito almeno al livello nazionale di indennità di malattia. Per quanto riguarda la durata del congedo di maternità, varia dalla raccomandazione minima obbligatoria di 14 settimane in Germania e Svizzera alle 20 settimane in Polonia e Lussemburgo, fino alle 58 settimane in Bulgaria.
Due direttive europee, quella sul congedo di maternità del 1992 e quella sul congedo parentale del 2010, garantiscono il diritto delle madri lavoratrici a un congedo dal lavoro, subito prima o dopo il parto. Nuove norme europee si aggiungono ai diritti previsti dalla Direttiva 92/85 sulle lavoratrici gestanti, secondo la quale le donne hanno diritto a un minimo di 14 settimane di congedo di maternità di cui almeno 2 obbligatorie, laddove esso è retribuito almeno al livello nazionale di indennità di malattia. Per quanto riguarda la durata del congedo di maternità, varia dalla raccomandazione minima obbligatoria di 14 settimane in Germania e Svizzera alle 20 settimane in Polonia e Lussemburgo, fino alle 58 settimane in Bulgaria.

La maggioranza degli Stati membri prevede un congedo retribuito oltre il 50%
dello stipendio, mentre alcuni prevedono dei
contributi forfettari, come in Irlanda. garantisce a tutti i genitori lavoratori con bambini
fino ad almeno 8 anni e a tutti i tutori il diritto
di richiedere modalità di lavoro flessibili.
Una nuova direttiva del 2029, oltre che introdurre il congedo di paternità, garantisce a tutti i genitori lavoratori con bambini fino agli 8
anni il diritto di richiedere modalità di lavoro
flessibili.