Una maternità diversa nei nuovi modelli sociali

di Arianna Visentini

Maternability, matrescence e maternomics: ecco i tre termini con i quali tracciare il possibile itinerario metodologico per un necessario mutamento concettuale che afronti la questione.
La questione
Il periodo che stiamo vivendo ci impone di porci domande e nutrire dubbi sulla bontà del nostro modello di sviluppo e di agire sociale, ovvero delle diverse forme di convivenza tra persone così come degli scopi che muovono la loro azione sociale. Qualcosa è andato storto. E non siamo capaci di elaborare le strategie adeguate a rivedere i nostri piani di azione. I megatrend globali ci raccontano di un mondo complesso che sta mettendo a serio rischio non solo il benessere dei paesi occidentali ma che compromette in modo inaspettato la sopravvivenza stessa della nostra specie. Se fno a qualche anno fa guerre, pandemie e povertà rappresentavano la minaccia più grave per l’essere umano di fronte alla quale l’umanità, in un disegno onirico di unità e fratellanza/sorellanza avrebbe potuto dare una risposta, oggi viviamo il senso di impotenza nei confronti di una sfida che sembra persa, per la salvaguardia del nostro pianeta e di quelle risorse naturali su cui abbiamo fatto incondizionato affidamento considerandole infinite.

La proposta
L’esperienza della Maternità, per la sua unicità e intensità, può fungere da spunto per una rudimentale definizione di una postura concettuale e metodologica che guidi le organizzazioni (in senso lato) nel cambiamento che ci attende. Ed è attraverso tre termini rivisitati ma riconducibili in gran parte alla cultura e terminologia anglosassone, che proveremo a tracciare il possibile itinerario concettuale e metodologico di un mutamento necessario: Maternability, Matrescence e Maternomics.

Maternability
Nella letteratura scientifica che si occupa di organizzazione, management e scienze sociali il termine “ability” identifica le abilità, competenze, i talenti, il possesso dei mezzi/strumenti o delle conoscenze, l’esperienza che ci rende capaci di fare qualcosa. Il termine è ampiamente utilizzato all’interno delle aziende che sempre più lo riconoscono connesso alle esperienze di vita extra-lavorativa e in particolare a quelle competenze che l’esperienza della maternità e in senso più ampio della genitorialità consentono di acquisire. L’accostamento del suffisso “Ability” al prefisso “Mater” valorizza invece quel bagaglio di “skill” che afferiscono al ruolo di madre nel senso più ampio del termine, meglio espresso dal termine latino Mater più che da quello inglese mother: questo delicato momento storico ha necessità non solo di madri nel senso biologico del termine ma di Madri nel senso più ampio e socio-relazionale, psicologico del termine che comporta una maggiore attenzione al benessere altrui, migliori capacità relazionali e di gestione dei confitti, una intelligenza emotiva e sensibilità che amplifcano le doti manageriali, l’attitudine al multitasking e al problem solving, oltre che uno spiccato “senso del futuro” inteso come proiezione del proprio agire in una dimensione temporale di tutela e rispetto delle generazioni future. Maternability è in sintesi la skill che consente di immaginare e mettere a terra un’evoluzione sostenibile del contesto sociale, organizzativo ed economico che vede i singoli agire insieme per il bene collettivo.
Matrescence
È il titolo di un interessante saggio di Lucy Jones del 2023 che descrive la monumentale trasformazione fisica ed emotiva del corpo e psiche femminile protagonista dell’evento della procreazione. Nel saggio, la Jones denuncia l’eccesso di retorica che dagli anni 70 in poi ha pervaso l’esperienza della maternità avvolta da un’aura di misticismo naturalistico che fotografava l’esperienza della generatività come un momento magico e idilliaco.

La realtà è invece diversa e ha gravato pesantemente sui corpi e le menti femminili che hanno pagato il prezzo di una narrazione ideologizzata che ha avuto l’effetto di inibire il dispiegamento degli strumenti medici adeguati a gestire la mutazione fisica che investe la gravidanza, gli effetti collaterali di un parto naturale a tutti i costi, i traumi del dovere dell’allattamento così come l’impatto delle depressioni post partum. La Matrescence per Jones deve essere considerata alla stregua dell’evoluzione che avviene in età adolescenziale.
Il cambiamento, similmente a quello che avviene in un/una teen ager, è profondo e tocca il fisico e la psicologia della partoriente, ne modifica il funzionamento cerebrale, neurologico, ormonale e ne stravolge completamente l’esperienza esistenziale individuale e sociale. Diventare madri è ancora incompatibile con la rigidità della nostra organizzazione sociale e lavorativa, ma diventare madri affidandoci all’illusione di una idealistica perfezione fsiologico-naturalistica, è altrettanto rischioso e potenzialmente dannoso.

Il risultato è che ci stiamo lentamente allontanando dall’esperienza della maternità, il cui racconto che ne rimuove costi e rischi, viene percepito dalle giovani generazioni come ingannevole e per questo respinto. Di fatto è il nostro modello socio-economico che non è in grado di accogliere, legittimare e supportare maternità, genitorialità e fnanche l’infanzia. Anche in questo caso è opportuno rifettere sul tipo di approccio che vogliamo avere nei confronti di una transizione necessaria verso un nuovo modo di concepire la nostra vita sociale e il senso della nostra esistenza su questo pianeta. Dall’infanzia dell’umanità siamo passati attraverso l’adolescenza e abbiamo conquistato la maturità, pensandoci adulti. Il novecento ha spalancato le porte alle scienze e alla tecnica, abbiamo superato limiti che pensavamo invalicabili. Eppure ci ritroviamo noi stessi vittime delle nostre scoperte, increduli di fronte ai problemi che quella scienza e quella tecnica ci aspettavamo avrebbe risolto. Diventare Madri, guardare all’esperienza della procreazione con lucidità e curiosità, coglierne la complessità, accettare di poter diventare un corpo diverso capace di accogliere, accudire, nutrire, rinunciando ai tradizionali criteri di valutazione della performance; provare a leggere la nostra epoca come una necessaria fase evolutiva che esige una revisione dei canoni novecenteschi di efficienza, efficacia, produttività, standardizzazione dimenticando che non esiste produttività senza rispetto per le risorse a cui attingiamo. La Mater, madre natura, generatrice che accoglie tutti sullo stesso pianeta, non è più in grado di generare e nutrire a queste condizioni.

La nostra è l’epoca della Matrescence, che richiede umiltà nell’ascolto e la consapevolezza che diventare madri è necessario quanto grandioso, ma che per diventarlo dobbiamo guardare con lucidità ad una esperienza che è ancestralmente trasformativa e magica, ma incompatibile con l’illusione che non si debba passare attraverso rischi, dolore, sacrifici e rinunce.
“Il nostro sistema economico, le nostre organizzazioni, hanno bisogno di “maternità”: le nostre imprese devono essere capaci di generatività, sviluppando la vocazione alla cura, ridefinendo mission e vision all’insegna del benessere non soltanto della proprietà ma anche dei collaboratori/trici, delle comunità, territori e del pianeta.”
Maternomics
In realtà la maternità e la genitorialità possono diventare un buon affare: con Maternomics, similmente al significato che è stato attribuito al termine Womenomics (l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro ha effetti benefici sul business), si sottolinea il potenziale impatto economico positivo che avrebbe l’adozione di modelli sociali e relazionali improntati all’esperienza della maternità e al ruolo della madre. Il percorso europeo verso la sostenibilità è segnato e scandito da obiettivi e scadenze da rispettare che riguardano istituzioni pubbliche e organizzazioni private. Stanno cambiando anche le decisioni di consumo e cresce la domanda di beni e servizi con impatto positivo sull’ambiente, persone, comunità. Profitto e Sostenibilità devono trovare il modo di allearsi trainando in una logica di business (non solo impositiva) anche i paesi meno sensibili e disponibili a rivedere i propri modelli di sviluppo. Il nostro sistema economico, le nostre organizzazioni, hanno bisogno di “maternità”: le nostre imprese devono essere capaci di generatività, sviluppando la vocazione alla cura, ridefinendo mission e vision all’insegna del benessere non soltanto della proprietà ma anche dei collaboratori/trici, delle comunità, territori e del pianeta. La sostenibilità e il rispetto per le risorse umane e naturali devono diventare il cuore dei nostri business.
Questo deve saper e poter fare il mercato: trovare la strada per rendere desiderabile e profittevole un bene, esperienza, servizio che non violi le regole che garantiscano la sopravvivenza e pacifica convivenza tra esseri umani. La tutela dei territori, delle biodiversità, delle acque e del suolo, dell’aria e dell’atmosfera, degli equilibri geologici e delle comunità deve trovare la strada per tradursi in economia di mercato.
Dobbiamo sviluppare la capacità di vedere oltre il dolore, la rinuncia e il sacrificio e riscoprire il fascino di dare la vita, generare, accudire, procreare, “creare pro”, tornando ad avere fiducia nella capacità umana di disegnare un destino comune la cui desiderabilità sia finalmente legata alla sua capacità di portare benessere alla specie e all’unico pianeta su cui essa possa sopravvivere.
Arianna Visentini

Ph.D. in Relazioni di Lavoro, si occupa da oltre dieci anni di work-life balance, welfare aziendale e smart working, programmazione delle politiche pubbliche, coordinamento di reti tra aziende e accordi locali pubblico-privati sul tema della conciliazione vita-lavoro. E’ Presidente e Amministratrice di Variazioni Srl.
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