Numeri e demografia ricordo di Maura Misiti

di Paolo Landri e Pietro Demurtas

La parabola della brillante ricercatrice del Cnr, che ha fatto luce sulle discriminazioni e le diferenze di genere in molteplici ambiti della vita sociale, raccontata da due colleghi
La vita di una ricercatrice si può condensare in poche righe? Siamo addestrati a lavorare sulle nostre biografe per renderle compatibili con i formulari dei progetti di ricerca. Siamo in grado di fare biografe lunghe e corte, a seconda delle richieste. In questo esercizio, tuttavia, ci si rende conto rapidamente che non si può dire tutto quanto si vorrebbe e che inevitabilmente una eccedenza rimane sullo sfondo. Questa eccedenza ci rende, talora, dubbiosi se ciò che conta delle vite scientifiche sia ciò che si vede o su ciò che rimane nascosto. Il dubbio assale per la verità il ricercatore sociale che raccoglie dati, a mano a mano che si rende conto che per forza di cose i numeri semplificano la realtà, benché siano importanti. Di qui, emerge il desiderio di rendere giustizia a ciò che talora i numeri non riescono a dire, integrando la conoscenza scientifica con storie individuali o facendo ricorso a diverse forme espressive.

Abbiamo deciso, quindi, di ricordare Maura Misiti, una demografa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha coordinato e realizzato progetti di ricerca nazionali e internazionali sul tema della violenza di genere veicolandone lo stile e, soprattutto, ciò che abbiamo imparato quando le nostre storie di ricercatori si sono incrociate. Pur avendo incontrato Maura in momenti e in ruoli diversi, entrambi ricordiamo di lei il rigore metodologico e la maestria nella scrittura, ma anche la capacità di dialogo tra saperi demografici e altre forme espressive e, soprattutto, di interlocuzione tra ricerca scientifica e attivismo nelle politiche sociali. Ciò si traduceva in una singolarità che brillava per fascino e per ironia: una ironia che si distingueva, talvolta, anche per le sue modalità dissacranti e per certi versi più divertenti.

Maura è stata una demografa che conosceva bene il potere magico dei numeri. Era consapevole che i dati statistici costituiscono un tassello di conoscenza fondamentale per ricostruire l’estensione dei fenomeni sociali; quindi, per evidenziarne le problematiche e favorire l’individuazione di soluzioni e politiche. Sapeva, altresì, come gli studi qualitativi siano fondamentali per ricostruire i meccanismi che riproducono alcune dinamiche generando forme di diseguaglianza, facendo luce sui vissuti di coloro che ne sono vittime.

Come demografa ha coltivato con altre colleghe nel Consiglio Nazionale delle Ricerche un filone degli studi pluriennale che ha fatto luce sulle differenze e le discriminazioni di genere in molteplici ambiti della vita sociale. Integrando l’analisi degli archivi amministrativi e i risultati di survey progettate ad hoc, Maura Misiti ha ricostruito i contorni di porzioni di realtà rispetto alle quali mancava una reale conoscenza. Ad esempio, per colmare un vuoto di conoscenza sul tema della segregazione di genere presente nel mondo degli autori e dei registi, nel Progetto DEA- Donne e Audiovisivo ha valorizzato e analizzato le informazioni contenute negli archivi SIAE con l’intento di evidenziare la prevalenza maschile in professioni creative che hanno una grande responsabilità nella veicolazione di rappresentazioni e messaggi di genere. O ancora, con il Progetto SVEGLIE – Studio e valutazione dell’impatto delle misure di riequilibrio di genere previste dalla legislazione vigente in materia di cariche elettive e di governo, ha fatto luce sugli effetti prodotti dalle misure normative e dalle prassi istituzionali introdotte negli ultimi anni per il riequilibrio di genere nelle cariche elettive e di governo. Dialogando con gli ambienti dell’attivismo femminista e dei centri antiviolenza, Maura ha sviluppato e curato per anni il filone di ricerca sul tema della violenza contro le donne.
Chi è Maura Misiti di Giovanna Martelli

Maura Misiti non era solo una demografa e ricercatrice del CNR, era un’amica e compagna di tante iniziative e incontri per dare voce alle donne vittime della violenza maschile. Esperta in studi di genere, ha coordinato numerosi progetti europei e nazionali.

Simpatica e di grande intelligenza, era facile e piacevole scendere in analisi e comprensioni critiche sugli avvenimenti contemporanei, sugli scenari sociali e politici che impattavano con la vita delle donne. Maura era anche un’attivista. Il suo impegno non si è mai limitato all’ambito scientifico.

Con Serena Dandini, ha collaborato come autrice ai testi di “Ferite a Morte”, la sua capacità di trasformare il dato in narrazione potente capace di scuotere le coscienze, ha reso “Ferite a Morte” un importante atto di mobilitazione sociale.
Partendo dal progetto pionieristico “Rete antiviolenza tra le città Urban Italia” ha maturato una competenza specifca che l’ha condotta negli ultimi anni al coordinamento del Progetto ViVa – Monitoraggio, Valutazione e Analisi degli interventi di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne, un progetto di rilevanza nazionale realizzato in collaborazione con la Presidenza del Consiglio, entro cui ha formato un nutrito gruppo di ricercatrici e ricercatori che tutt’oggi riproducono la sua legacy scientifica.

Coordinando le molteplici attività di questo progetto ha descritto e analizzato in profondità il complesso sistema
delle politiche e degli interventi di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne del nostro Paese, integrando il quadro conoscitivo a disposizione dei policy maker per favorire un ri-orientamento della loro azione e rispondere agli impegni assunti dal nostro Paese con la ratifca della Convenzione di Istanbul.

Maura è stata non solo un’ottima ricercatrice, ma anche una eccellente insegnante. Per il gruppo del Progetto VIVA, ha rappresentato un nuovo punto di inizio. Per impostare correttamente questo complesso lavoro ha formato le ricercatrici e i ricercatori, in dialogo con altre esperte e con il mondo delle attiviste che su questo tema si misurano quotidianamente.

Un passaggio centrale, che ha insegnato ad emanciparsi dal mondo accademico per integrare – a partire dalle domande di ricerca fino all’analisi dei dati – prospettive dal campo che oggi continuano a dialogare con i nostri studi. E perché ha consentito di far crescere il gruppo non solo dal punto di vista scientifico, ma anche da quello personale, imponendo autoanalisi e assunzioni di responsabilità. Sotto questo profilo, Maura è stata molto vicina a quei ricercatori di frontiera del nostro istituto che hanno saputo sviluppare nuovi filoni di ricerca, ibrando, ad esempio i saperi del teatro e problematizzando la rigidità del canone scientifico. Guardando, ora, a come si sta delineando la conoscenza scientifica nel campo delle scienze sociali, possiamo dire che il suo sguardo e il suo stile sono stati lungimiranti. Pur essendo una figura autorevole in ambito scientifico, Maura è stata una donna lontana anni luce dallo stereotipo dello scienziato grigio e più vicina a quella di una persona creativa, in grado di integrare linguaggi diversi. Ricordiamo il suo impegno per ‘Ferite a morte’, un progetto editoriale, di cui è stata co-autrice con Serena Dandini e che si è trasformato in una performance teatrale che ha girato in lungo e in largo per tutto il mondo. In questo come in altri progetti, Maura ha fatto ricorso a linguaggi e forme espressive non convenzionali con l’obiettivo di garantire la maggiore diffusione possibile dei risultati della sua ricerca, rendendoli fruibili al pubblico non specialistico e favorendo il dibattito pubblico.

Oltre a Ferite a morte è il caso delle video-testimonianze di registe, sceneggiatrici, attrici ed altre lavoratrici del mondo dell’audio-visivo, registrate nell’ambito del già citato progetto DeA e diffuse mediante un canale youtube e nel corso di diverse occasioni pubbliche del settore.
Il lavoro del ricercatore è un’attività totalizzante nel bene e nel male: negli ultimi anni, una volta andata in pensione, il suo consiglio è stato quello di non lavorare troppo, perché le scadenze si possono protrarre ed è il tempo passato con chi oggi c’è che realmente conta. Al contempo, in una prospettiva femminista, ha insegnato che le domande di ricerca, più che le risposte che troverai, partono sempre da te, dalla tua sensibilità e dal bisogno che senti di problematizzare un aspetto della realtà che per te è signifcativo, per arrivare a formulare delle conclusioni che possano essere utili agli altri. Il personale diventa politico: per Maura questo è stato particolarmente vero. Negli ultimi anni, le rifessioni sulla disabilità erano accompagnate a suggerimenti di letture e sollecitazioni che hanno prodotto un nuovo germoglio che si spera si potrà far forire.

Per ricordarla, l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali ha dedicato a Maura il nome della sala in cui si svolgono le attività sociali, dalle riunioni del Progetto Viva e altri gruppi di ricerca ai seminari in cui si invitano studiosi esterni, passando per gli incontri informali realizzati in prossimità delle feste o in altre occasioni speciali: un piccolo segno per condividere con lei altri momenti di scambio e per brindare ai nuovi progetti.
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