
Adam Gidwitz
Vincitore del Premio Acqui Storia e finalista del Premio Strega, questo libro per ragazzi con il suo messaggio di convivenza e tolleranza è una lettura più necessaria che mai in un periodo pieno di divisioni e ostilità. In una buia notte del 1242, alcuni viaggiatori si incontrano in una piccola locanda. È la notte perfetta per una storia, e la storia è già sulla bocca di tutti. Il re di Francia Luigi IX ha dichiarato guerra a tre bambini dai poteri incredibili: Jeanne, una contadina che ha visioni del futuro; William, un giovane monaco con una forza soprannaturale; e Jacob, un ragazzo ebreo che può guarire qualsiasi ferita. Ad accompagnarli c’è Gwenforte, una levriera tornata magicamente dal mondo dei morti. Le loro abilità saranno messe a dura prova da demoni e draghi, cavalieri spietati e inquisitori. Da piccoli villaggi a sontuose sale da banchetto, questi tre improbabili amici – apparentemente molto diversi, eppure uniti contro ogni sopruso e ogni ingiustizia – attraverseranno la Francia per compiere una missione tanto importante quanto rischiosa.

Wiesław Kielar
Wiesław Kielar arrivò ad Auschwitz nel giugno 1940, pochi giorni dopo l’apertura del campo. Faceva parte, insieme ad altri 727 prigionieri polacchi, del primo convoglio di manodopera destinata al lavoro forzato. Al suo arrivo c’erano solo poche decine di internati tedeschi trasferiti lì dal campo di Sachsenhausen. Triangolo rosso, prigioniero politico, a lui fu assegnato il numero 290. Siamo solo all’inizio dell’orrore. Mentre il campo cresceva in estensione e atrocità, svolse molti lavori diversi – fu infermiere, falegname, elettricista, trasportatore di cadaveri –, incontrò detenuti e detenute provenienti da ogni parte d’Europa, fu protagonista o testimone di fatti più o meno importanti: violenze e massacri, ma anche amori, amicizie, fughe e speranze.
Sebbene prigioniero politico, non mancano nelle sue memorie i riferimenti ai deportati ebrei e alla disperazione della loro condizione, con particolare empatia verso le donne ebree orrendamente vessate, sfinite, annientate. Per cinque anni, da Auschwitz fino a Wöbbelin, passando per Monowitz, Birkenau, Neuengamme e altri campi satellite, fino al maggio 1945, Kielar visse e subì i tormenti della macchina concentrazionaria nazista, che poté poi raccontare in questo libro feroce e potente.

Louis Goldman
Diario, confessione, cronaca familiare, narrazione di anni drammatici, quelli della Seconda guerra mondiale e della persecuzione nazifascista. Il libro di Louis Goldman racconta l’adolescenza dell’autore, le peripezie e le fughe, il rifugio presso l’Opera della divina provvidenza Madonnina del Grappa a Firenze, le vicissitudini interiori di un ragazzo che vede la propria vita e quella della propria famiglia improvvisamente sconvolte.
Amici per la vita è l’avvincente resoconto di un tenace istinto di sopravvivenza, ma dalle sue pagine viene fuori un’Italia onorevole nei confronti degli ebrei, anche stranieri, negli anni tragici della Shoah. Nelle pagine del libro, infatti, emergono episodi di fraternità e di altruismo. Soprattutto si stagliano figure nobilissime di prelati: come il cardinale di Firenze Elia Dalla Costa, monsignor Facibeni, il coraggioso e combattivo monsignor Leto Casini vero fulcro della resistenza antifascista, tutti del clero toscano. E a qualche centinaio di chilometri di distanza l’opera non meno meritoria di don Angelo Dalla Torre e monsignor Giovanni Simioni in quella parte del racconto che si svolge nel trevigiano. Questo libro rappresenta un importante documento storico ed è un atto di profonda riconoscenza verso questi sacerdoti che l’autore considera – come dice il titolo – «amici per la vita».

Menachem Begin
Pubblicato tre anni prima del XX Congresso del Partito comunista sovietico (1956) sui crimini di Stalin e quasi nove anni prima di Una giornata di Ivan Denisovič di Solženicyn Prigioniero in Russia racconta l’arresto, gli interrogatori e la deportazione di Menachem Begin nelle carceri sovietiche e nel gulag con l’accusa di essere “sionista ed elemento controrivoluzionario”.
A ottanta e più anni di distanza dagli eventi narrati, in un mondo in cui i conflitti, tanto in Europa quanto in Medio Oriente, non cessano purtroppo di essere di drammatica attualità, Prigioniero in Russia continua a essere un implacabile atto di accusa contro il totalitarismo.