[donation_link]

Nessuna predica o lezione, in ogni giovane c’è un seme pronto a germogliare

Miriam è una giovane ragazza pugliese. Da sempre impegnata nell’attivismo ecologico e per la cura del creato. L’abbiamo intervistata chiedendole di raccontare la sua storia e il suo impegno, che non è comune tra le persone della sua giovane età.

di Raffaele Buscemi

Quando hai cominciato a sentirti “attivista”? C’è stato un momento, un evento, una presa di coscienza che ti ha spinta a non restare in silenzio?

Non riesco a definire un momento in particolare. Credo che la propensione all’attivismo possa essere innata, allo stesso modo in cui può nascere dal vivere fin da piccoli in un ambiente familiare stimolante e motivante, che ti fa comprendere l’importanza di prendere parte attiva alle sfide del nostro tempo. Ogni tanto mi guardo indietro per cercare di capire l’origine di ciò che mi ha portata ad essere ciò che sono oggi, ma vedo semplicemente un lungo filo rosso che ha seguito spontaneamente un graduale percorso di consapevolezza.

A volte rileggo le parole che la piccola Miriam scriveva nei temi scolastici a 11, 12 anni: parlava di ambiente, di giustizia, di pace, di accoglienza, di responsabilità collettiva, e si chiedeva come mai i suoi compagni e amici non riuscissero a percepire l’importanza di parlare di tali tematiche. L’essere cresciuta a contatto con realtà missionarie è stato fondamentale per aprire la mente e comprendere la responsabilità della nostra civiltà occidentale su ciò che accade dall’altra parte del mondo.

Quando ho scelto di iscrivermi al corso di laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente l’ho fatto quasi senza consapevolezza, sapevo poco o nulla di crisi climatica, di gestione dei rifiuti, di biodiversità o altro. Ero nella fase “abbraccia-alberi”, tipica del primo approccio – un po’ ingenuo – al legame uomo-natura. Da li è stato un crescendo di maturazione, non solo con lo studio ma anche con il volontariato in Greenpeace. Ricordo come tassello importante del mio percorso la visione del documentario Home, il cui impatto emotivo mi ha lasciato grandi interrogativi e il pressante desiderio di agire.

Ma il culmine della mia conversione ecologica è arrivato con l’enciclica Laudato Si’ di papa Francesco, su cui ho scritto la mia tesi triennale. La Laudato Si’ ha messo insieme i pezzi che faticavo a far quadrare e mi ha aiutata a capire quale fosse il mio carisma e il principale scopo della mia vita: essere missionaria del creato, portavoce del “grido dei poveri e della Terra”, attivista e custode della Bellezza.

Parlaci di cosa vuol dire per te ecologismo, cura del mondo, impegno ambientalista. 

Tra queste tre espressioni preferisco la seconda. Negli ultimi anni mi sono resa conto di quanto poco piaccia alla gente il termine “ambientalismo” o “ecologismo”, che spesso vengono associati a una deriva estremista della tutela ambientale, soprattutto in ambienti cattolici. Se mi presento come ambientalista, è molto probabile che un interlocutore cattolico mi immagini mentre adoro la Pachamama con gli Incas o faccio il saluto al sole la mattina per attivare i chakra.

Una percezione che dimostra quanto sia difficile comprendere che la spiritualità ecologica non è prerogativa esclusiva di civiltà precolombiane o filosofie orientali, ma che appartiene profondamente anche all’essenza del cristiano e al suo rapporto con il Creatore. Per questo credo che parlare di “cura” e “custodia del creato” aiuti molto di più un credente a entrare in un’ottica di responsabilità. La cultura della cura promossa da papa Francesco incarna lo stile con cui ogni essere umano dovrebbe approcciarsi agli altri viventi e al pianeta: sentire che ogni cosa e ogni persona che ci circonda è un dono di cui non siamo proprietari, ma custodi.

Hai avuto trascorsi in varie realtà ambientalista, grandi e piccole. Cosa ti è piaciuto e cosa hai trovato fuori posto?

La mia prima vera esperienza di attivismo ambientale è stata con Greenpeace, come volontaria del gruppo locale di Lecce durante il primo anno di università. Mi ha aiutata a rendere concreto ciò che stavo studiando, a evitare che rimanesse teoria da esame. È stato importante confrontarmi con attivisti più esperti, preparare banchetti informativi, entrare nel mondo della comunicazione ambientale.

Un’esperienza molto positiva. Una cosa fuori posto che ho notato, però, è il rischio di dimenticare che la tutela dell’ambiente non può prescindere dalla tutela della persona. In quegli anni, tra chi si occupava di ambiente era molto frequente dare la colpa del degrado ambientale alla crescita della popolazione mondiale, arrivando a volte a sperare nell’estinzione dell’uomo per risolvere i problemi. Oggi invece sappiamo bene che la responsabilità non è tanto la sovrappopolazione quando il sovraconsumo di una piccola parte della popolazione mondiale, e che le risorse mondiali sarebbero sufficienti per tutti se evitassimo sprechi e consumi inutili.

Mi risultava difficile parlarne senza che questa visione venisse tacciata come frutto dalla mia appartenenza religiosa. Fortunatamente ora le cose sono cambiate. La mia vera realizzazione come attivista l’ho trovata nel Movimento Laudato Si’, che considero la mia famiglia. Mi ha permesso di conoscere tante persone in tutta Italia impegnate a promuovere la cura del creato, a volte incontrando resistenze nella Chiesa stessa. Tra le mie esperienze vorrei menzionare il servizio civile presso la Cooperativa di comunità di Melpignano, che mi ha vista impegnata in un progetto di educazione ambientale nelle scuole e mi ha dato la giusta spinta subito dopo il primo anno di pandemia.

Il Sud, e la Puglia in particolare, è un territorio bellissimo ma spesso complesso per chi prova a fare ecologia concreta. Quali sono le resistenze più grandi che incontri? E cosa invece ti incoraggia ogni giorno?

In Puglia stiamo vivendo un periodo complesso. Parlo in particolare del Salento, ma la situazione è preoccupante in tutto il Sud. Tra incendi, discariche abusive, roghi di rifiuti, scarsa educazione ambientale e cattiva tutela del territorio, sembriamo cercare sempre nuovi modi per autodistruggerci. Nel mio paese non passa giorno senza sentire un forte odore acre nell’aria.

Se da un lato la minaccia al territorio arriva da multinazionali che lo vedono come risorsa da sfruttare, che sia per fini turistici o di produzione di energia, dall’altro lato ha un peso importante il diffuso atteggiamento rassegnato e vittimista che rende difficile il coinvolgimento attivo dei cittadini.

A questo si aggiunge la difficoltà del mondo adulto a lasciare spazio ai giovani, soprattutto alle donne. Il cambiamento spaventa. Ciò che mi incoraggia è vedere una crescente tensione da parte del mondo giovanile: un’energia che per ora le istituzioni cercano di contenere, ma che spero possa esplodere presto in tutta la sua forza.

Cosa vuol dire fare attivismo ambientale oggi, dopo l’ondata globale di Greta e dei Fridays for Future? Come si tiene viva l’energia sul territorio, quando finisce il clamore?

Quando finisce il clamore di un’esperienza globale, restano quelli che ci hanno creduto davvero, ed è su di loro che si costruiscono le fondamenta di un movimento solido e duraturo. Greta e i Fridays for Future lavorano ancora tanto nei territori, semplicemente con meno copertura mediatica. In generale, in ogni forma di attivismo, l’energia rimane viva nelle esperienze di comunità: l’isolamento e la solitudine fanno perdere motivazione e speranza, mentre la comunità rigenera e sostiene chi rischia di perdere la speranza.

Hai scelto di rendere anche il tuo matrimonio un gesto coerente con i tuoi valori. Ci racconti com’è andata? Cosa avete cambiato, evitato, inventato? E che reazioni ha suscitato?

Io e mio marito Vincenzo ci siamo sposati lo scorso anno, nel giorno del nono anniversario della Laudato Si’. Qui al Sud i matrimoni sono spesso sinonimo di spese folli e sprechi, a volte ci si indebita per soddisfare le aspettative di amici e parenti. Noi abbiamo voluto invertire il paradigma, celebrando il nostro matrimonio in sobrietà. Niente lancio di riso o palloncini, niente fuochi d’artificio né colombe in gabbia. Addobbi floreali minimi, il mio abito era di seconda mano, le fedi certificate Fairmined da filiera etica e sostenibile. Per il ricevimento abbiamo scelto un semplice buffet, con l’idea di portare via eventuali avanzi (che fortunatamente non ci sono stati).

Come bomboniera abbiamo donato agli ospiti una copia della Laudato Si’, e per la lista nozze abbiamo proposto regali di seconda mano. Temevamo che le nostre scelte non sarebbero state comprese, invece i feedback sono stati tutti positivi e pieni di sincero entusiamo.

Le scelte sostenibili non si esauriscono nei grandi eventi, ma abitano il quotidiano. Quali sono quelle piccole-grandi decisioni che prendi ogni giorno per costruire un mondo più giusto?

Ogni giorno cerco di compiere scelte a minore impatto ambientale e sociale. Negli anni ho allenato la mente a non dare per scontato che ciò che ho sempre fatto in un certo modo non possa essere cambiato. Sono critica con me stessa e cerco di accogliere ogni occasione di miglioramento, soprattutto nelle scelte di acquisto e consumo. Mi chiedo se i miei desideri materiali siano davvero bisogni essenziali o superflui, mi informo sui prodotti alimentari per scegliere i più sostenibili e rispettosi dei lavoratori, evito la plastica usa e getta preferendo prodotti solidi o alla spina, bevo acqua di rubinetto.

Stiamo anche finalizzando l’acquisto di un impianto fotovoltaico per la casa in cui andremo a vivere a breve. I mercatini dell’usato sono il mio mondo, soprattutto per l’abbigliamento: da cinque anni non compro vestiti nuovi. Certo, queste azioni da sole non bastano a cambiare il mondo, ma credo nella forza della replicabilità delle buone pratiche e non perdo occasione per parlarne con le persone e sui social.

Il Giubileo parla di restituzione, di promessa, di libertà. Cosa significano per te queste parole? E cosa sogni per il tuo futuro, e per quello del pianeta?

Il Giubileo, con le sue parole di restituzione, promessa e libertà, per me è un invito a guardare con gli occhi della fede il rapporto che abbiamo con la Terra e con gli altri. Restituzione significa riconoscere che nulla ci appartiene davvero: la vita, le relazioni, la natura stessa sono doni che abbiamo ricevuto e che siamo chiamati a custodire e a restituire migliori di come li abbiamo trovati.

Promessa è l’impegno che prendiamo oggi verso le generazioni future: non possiamo pretendere di vivere come se fossimo gli ultimi, dobbiamo lasciare una traccia che apra possibilità a chi verrà dopo di noi. E libertà è la conseguenza di questa scelta: vivere liberi dall’egoismo, dal consumismo, dall’indifferenza. Per il mio futuro sogno tante cose, tra queste sicuramente allargare la famiglia, vivere in un posto in cui poter respirare senza paura di avvelenarmi, e fare del mio meglio per dare un contributo maggiore alla conservazione della bellezza della mia terra.

Ho in mente un po’ di progetti di sostenibilità che vorrei portare avanti, in questo momento sto definendo gli strumenti migliori per realizzarli. Per il futuro del pianeta sogno una svolta di giustizia e di consapevolezza: che i popoli più colpiti dalla crisi climatica non siano lasciati soli, che l’umanità impari davvero a vivere in equilibrio con il creato, che tutte le Chiese locali recepiscano pienamente le parole della Dottrina Sociale e prendano sul serio l’urgente invito all’azione della Laudato Si’.

Come convincere un altro giovane a impegnarsi in una battaglia quotidiana, qualunque sia la sua passione, per evitare di vivere una vita tiepida?

Con la testimonianza. Nessuna predica o lezione ha la stessa efficacia del racconto di una vita vissuta con uno scopo. Chi porta avanti una battaglia per il bene comune diventa attraente di per sé. Un giovane che vive una vita tiepida non lo fa quasi mai per scelta: dentro di sé ha un seme quiescente che non ha ancora trovato le condizioni per germogliare. Non deve essere “convinto”, ma accompagnato a riscoprire le proprie passioni, inclinazioni e potenzialità da mettere in gioco nella società.

Copyright © 2024 Fondazione RUT, all rights reserved | Cookie & Privacy Policy
arrow_upward