La storia di RUT
Quella di Rut potrebbe sembrare una piccola storia familiare, una vita tra le tante narrate e tramandate nel tempo. La storia di Rut e della suocera Noemi è prima di tutto una storia di donne, donne straniere, donne migranti, donne in cammino. La loro intera esistenza ruota attorno a un dialogo tenace con la vita che è tipico proprio delle donne.
Rut è giovane, poverissima, vedova e per di più vive in un paese straniero che la considera un'estranea,
reietta, neppure degna di carità. Da vedova dovrebbe essere protetta dai figli, ma lei non ne ha; è
emarginata nel villaggio dove vive, perché è una straniera, priva di alcun sostegno. La sua vita sembra non
avere futuro come quella di chi ogni giorno vive da ultimo, da escluso, da "indesiderato" sociale, da
migrante, da oppresso. E in questa de-umanizzazione dell'esistenza la Storia insegna che sono ancora le
donne quelle più emarginate, in fuga dalla violenza e dalla povertà. Nella sua condizione di afflizione, che
appare senza via d'uscita, Rut sceglie di mettersi in viaggio con la suocera per accudirla, lo stesso viaggio
che ogni giorno, migranti, profughi, esclusi affrontano nella drammatica speranza di trovare una nuova
vita. Due donne in viaggio, portatrici di solidarietà, e accudimento e sorellanza, barlumi di una volontà
tenace, audace che le condurrà a riscattarsi e trovare la libertà.
Rut. Un nome che ha attraversato la Storia portando con sé il coraggio di uscire fuori dalla
marginalizzazione, superare le distanze date dal pregiudizio e dalla non inclusione. È con questo nome che
nasce la Fondazione, con l’intento di produrre studi e ricerche nell'ambito della promozione del dialogo
interculturale e dell'innovazione sociale, perché crediamo che si possano ricercare e trovare modelli e
strumenti per sconfiggere le disuguaglianze e promuovere buone pratiche di inclusione.