Intervista ai referenti dell’Unione Sikh Italia (USI)
di Davide Saponaro
Il Sikhismo, nato nel Punjab nel XV secolo con Guru Nanak Dev Ji, è una religione monoteista fondata su uguaglianza, vita onesta e servizio disinteressato (Seva). Dopo dieci Guru umani, l’autorità spirituale è affidata al Guru Granth Sahib Ji, il libro sacro. Oggi conta circa 25-30 milioni di fedeli nel mondo; in Italia la comunità è stimata in 200-220 mila persone, seconda in Europa dopo il Regno Unito, con forte presenza in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Lazio. Riconosciuti per solidarietà e impegno comunitario (langar, aiuti nel sisma 2012), i Sikh sono anche una forza lavoro essenziale in agricoltura. Dal 2021 la comunità è rappresentata del nostro Paese dall’Unione Sikh Italia (USI), interlocutore ufficiale con istituzioni e altre realtà religiose.
Nella sua tradizione religiosa, esiste un concetto simile a quello del Giubileo, legato al perdono, alla riconciliazione o alla rinascita spirituale?
Secondo il libro sacro del Sikhismo, Dio è misericordioso e concede il perdono a tutti. Per quanto riguarda la rinascita spirituale, essa si realizza attraverso l’Amrit, ovvero il battesimo iniziatico introdotto da Guru Gobind Singh Ji nel 1699. Chiunque riceva l’Amrit e osservi fedelmente le regole del Sikhismo sperimenta una nuova nascita. Con l’Amrit , infatti, i peccati commessi in precedenza vengono cancellati, segnando un autentico rinnovamento spirituale. Tuttavia, tale rinascita non è considerata un evento isolato, ma deve essere costantemente alimentata attraverso la preghiera, la meditazione e il rispetto delle regole di vita indicate dai Guru, così da mantenere viva la connessione con Dio.
Spiega che a un livello profondo siamo tutti e tutte legati e siamo in relazione non solo con chi ci è fisicamente vicino, ma con ogni essere vivente nel grande Universo. L’essere parte di un tutto cosmico, in dinamica e continua trasformazione, contrasta con la possibilità di costruire la nostra felicità sull’infelicità degli altri e rivela che ogni nostra azione influisce sul mondo intorno a noi.
Per questo motivo nel Buddismo di Nichiren Daishonin è fondamentale concentrare le proprie preghiere sul desiderio di provare gratitudine per ogni essere vivente, considerando ogni circostanza, anche quella apparentemente infausta, come la chiave per accedere a una condizione vitale di apprezzamento e profondo rispetto per la dignità e la sacralità di ogni singola vita.

Come viene vissuto il tema del “tempo sacro” o del “tempo favorevole” nella sua fede? Ci sono periodi speciali dedicati alla purificazione o alla riparazione del rapporto con Dio e con gli altri?
Secondo la filosofia Sikh, ogni momento trascorso nel ricordo di Dio è considerato sacro. Il credente, quindi, dovrebbe cercare costantemente di pregare e mantenere viva la consapevolezza della presenza divina. Il libro sacro sottolinea che quando l’uomo dimentica Dio, prevale il Kalyug, ovvero l’era dominata dai vizi quali lussuria, ira ed egoismo. In particolare, il Sikhismo attribuisce grande importanza all’Amrit Vela, ossia la quarta fase della notte, che corrisponde a circa tre ore prima dell’alba. Questo momento della giornata è ritenuto il più favorevole per la preghiera e la meditazione sul Signore. Inoltre, dopo il tramonto, il Sikh ha l’obbligo di recitare le preghiere della sera, proseguendo così il legame con Dio durante l’arco della giornata.
Qual è il significato del pellegrinaggio nella sua religione? È visto anche come un cammino di rinnovazione o riconciliazione?
Nel Sikhismo, il pellegrinaggio nei luoghi sacri è considerato una pratica che può assumere un importante valore spirituale. Esso unisce la purificazione esteriore del corpo, simboleggiata dal bagno rituale, a quella interiore della mente. I luoghi sacri sono venerati perché fondati dai Guru o perché in essi hanno vissuto. Inoltre, ogni luogo toccato dai santi è considerato degno di venerazione. I santi, infatti, sono coloro che hanno raggiunto Dio: pur vivendo nel mondo, sono in sintonia con il divino e rappresentano un tramite attraverso cui anche gli altri fedeli possono avvicinarsi a Dio. Tra i luoghi più significativi vi è il Tempio d’Oro di Amritsar (Harmandir Sahib), che rappresenta non solo il centro spirituale del Sikhismo, ma anche un simbolo di accoglienza universale, dove chiunque può pregare e trovare conforto.
“Nel Buddismo di Nichiren Daishonin è fondamentale concentrare le proprie preghiere sul desiderio di provare gratitudine per ogni essere vivente, considerando ogni circostanza, anche quella apparentemente infausta, come la chiave per accedere a una condizione vitale di apprezzamento e profondo rispetto per la dignità e la sacralità di ogni singola vita.“
Il giubileo è anche un tempo per la giustizia sociale: nella sua tradizione ci sono esperienze o insegnamenti che incoraggiano l’aiuto ai poveri, la liberazione dei debiti, o il ristabilimento dell’equità tra le persone?
Il Sikhismo attribuisce grande valore alla giustizia e all’uguaglianza sociale. Tutti gli esseri umani sono considerati uguali, in quanto figli dell’Unico Dio, e pertanto degni del medesimo rispetto. Per questo motivo il Sikhismo rispetta tutte le religioni.
La filosofia Sikh insegna che aiutare il prossimo è un dovere fondamentale, espressione di umiltà e antidoto all’ego. I Sikh, infatti, sono pronti a soccorrere chi si trova in difficoltà, persino a costo della propria vita. Un esempio storico è rappresentato dal sacrificio del nono Guru dei Sikh, Guru Tegh Bahadur Ji, che si sacrificò per difendere la libertà religiosa degli indù perseguitati dall’impero Mughal. Per questo motivo i Sikh lo ricordano come “Hind di Chadar”, cioè “lo Scudo degli Indù”. Inoltre, la comunità Sikh si impegna concretamente nell’aiuto a chi è in difficoltà economica. Qualora una persona non riesca a saldare un debito, la comunità interviene tramite donazioni e atti di solidarietà per sostenere il bisognoso.
Una delle espressioni più concrete della giustizia sociale nel Sikhismo è il Langar, la cucina comunitaria presente in ogni Gurdwara (luogo di culto Sikh). Il Langar è aperto a tutti e ogni giorno, offre pasti vegetariani a chiunque, senza distinzioni di casta, religione, genere o condizione sociale. Questo sistema, istituito dai Guru Sikh, non solo fornisce un pasto gratuito, ma rappresenta un atto radicale di uguaglianza e fratellanza.
Attraverso questo gesto di condivisione, i Guru intendevano smantellare le divisioni sociali e affermare l’unità dell’umanità. Oggi, il Langar continua a essere un simbolo vivente di servizio disinteressato (seva), alimentando milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo.
Solo nel Tempio d’Oro di Amritsar, circa 65.000 persone vengono servite quotidianamente. I numeri si raddoppiano nelle giornate di festa/ricorrenza religiosa.
La preparazione e la condivisione del Langar educano inoltre i fedeli fin da piccoli a valori di servizio, compassione e comunità.
