Intervista a Claudia Koll
di Annamaria De Paola
Dal passaggio della Porta Santa nel 2000 fino al Giubileo di oggi, il racconto di Claudia Koll si muove tra due luoghi simbolici: la soglia della fede che si riaccende e il giardino in cui, insieme a un’amica, nasce Qualcosa di me, il suo libro. Attrice amatissima fin dagli anni ’90, grazie alle sue interpretazioni al cinema e in televisione, Koll ripercorre nelle pagine come la conversione abbia ridisegnato scelte, ruoli e responsabilità, trasformando il lavoro artistico in un servizio: custodire l’umano, testimoniare la misericordia, impegnarsi con l’ODV “Le Opere del Padre”. Al centro c’è l’amicizia con Giulia Verdi – una sorellanza temprata dal fuoco – che cura, accompagna e sostiene. In questa intervista l’attrice parla di speranza, discernimento dei ruoli, formazione dei giovani: perché quando l’amicizia attraversa i giubilei della vita, può generare bellezza e restituire fiducia.
Ci racconta cosa è successo nella sua vita nel 2000 quando con una sua amica ha varcato la Porta Santa?
L’ho raccontato tante volte. Ho passato la Porta Santa senza essere una cristiana praticante, con rispetto ma senza consapevolezza. Ero andata per accompagnare un’amica. Ho respirato la fede delle persone che erano in fila con noi. Quella fede e quella preghiera mi hanno accompagnato nella Basilica. La sera ho confidato alla mia amica di essermi ricordata di quando, da ragazzina, avevo visto un film di Maria a Fatima e di aver desiderato di conoscere la Vergine Maria e di stare con Lei in Cielo. Con il passaggio della Porta Santa si è riaccesa una luce dentro di me, attraverso la Vergine Maria.
La conversione che descrive non è un fulmine a ciel sereno ma una scoperta graduale. C’è stato però un “prima e dopo”?
C’è stato un risveglio graduale sulla consapevolezza delle mie scelte, delle mie responsabilità e dello stile di vita. Importante è stato il viaggio in Africa, la scoperta di bambini che rischiavano di morire per fame. Quello è stato un momento di grande svolta. Un altro momento importante è stato l’incontro con la spiritualità della Divina Misericordia da cui ho imparato che per camminare con il Signore bisogna confidare in Lui e nella Sua Parola.
Oggi, con il Giubileo 2025 in corso, che valore attribuisce a questo “tempo”? È per lei un ritorno, un rinnovamento, o qualcosa di diverso rispetto al 2000?
Sicuramente è un tempo di rinnovamento perché il Giubileo è un’occasione per fare esperienza della Misericordia di Dio. A differenza del 2000, ho vissuto questo Giubileo con consapevolezza: la mia partecipazione al Giubileo degli artisti e il passaggio della Porta Santa con le persone della mia Associazione nel giorno del mio compleanno sono stati momenti in cui ho affidato la mia vita a Dio, che è l’unico capace di renderla bella. Il Giubileo è anche un tempo di riflessione per un’autentica conversione.
Papa Francesco lo ha voluto dedicare alla speranza. Un tema attuale, in un’epoca segnata da incertezze. Cosa significa per lei oggi “speranza”?
La speranza è gioia. Questo Giubileo mi dona gioia di vivere. Ho la consapevolezza di vivere una vita bella perché Dio l’ha trasformata con la Sua Grazia. Nelle mie giornate, che non sono senza difficoltà, percepisco che la mia vita è ricca di umanità, di relazioni e della presenza di Dio. Tutto è molto vero, intimo e profondo. Ho uno scambio autentico e familiare con ogni persona che incontro.
Lei parla di fede non come status, ma come rapporto vivo con Dio, un “work in progress”. In che modo questa relazione influisce oggi sul suo lavoro e nel suo approccio artistico?
Il mio approccio artistico è fondato sull’a- more per l’umano. Questa è la ricchezza che nutre il mio cuore. Qui opera lo Spirito Santo che è l’Artista per eccellenza. Lo Spirito conosce bene il cuore dell’uomo e mi guida nell’interpretazione, donando quei momenti di grazia di cui San Giovanni Paolo II parla nella Lettera agli artisti.
Citando Gerard Manley Hopkins, Papa Francesco parla di “eco di piombo” e “eco d’oro”, invitando gli artisti a distinguere tra ciò che seduce e ciò che edifica. Come esercita questo discernimento quando sceglie i ruoli teatrali o i messaggi da veicolare con la sua arte?
Con la fede è cresciuta la responsabilità nei confronti del pubblico. È uno dei motivi per cui ho scelto di non accettare determinati ruoli. Ci sono cose che non vale la pena interpretare se vuoi bene al tuo pubblico.
Ha mai avuto paura di esporsi troppo? Di risultare “fuori moda” nel mondo culturale?
No, essere alla moda o fuori moda non è mai stato un mio problema. A me interessa vivere la vita nella verità con tutte le sue sfumature.
Ha fondato la ODV “Le Opere del Padre” che sostiene persone in difficoltà. Com’è nata e di cosa si occupa oggi?
Dopo l’esperienza in Africa con i Missionari Salesiani ho sentito il bisogno di tornare ad aiutare i bambini in Africa con un’Associazione che avesse la mia spiritualità, quella della Divina Misericordia. Volevo aiutare gli altri ma anche annunciare e testimoniare la misericordia di Dio. In seguito, Le Opere del Padre ha sviluppato un progetto a Roma. Si tratta di un servizio rivolto alle persone che vivono in strada e alle famiglie più disagiate.
Come si può sostenere “Le Opere del Padre”?
Attraverso le donazioni, la raccolta di beni di prima necessità e mettendosi a disposizione come volontari. È possibile prendere un appuntamento e venirci a trovare per conoscerci.
Lei lavora anche come counsellor professionista. Può raccontarci un’esperienza significativa in cui l’arte è di aiuto a chi si rivolge a lei?
Nel libro parlo dell’esperienza di una ragazza a cui ho chiesto di interpretare Giannina un personaggio della commedia “Il ventaglio” di Goldoni. Ho utilizzato la musica del tempo e ho invitato la ragazza a giocare con un ventaglio sulle note di un minuetto. All’inizio ha provato imbarazzo, ma poi ha scoperto la giocabilità, cioè la capacità di trovare nel gioco la possibilità di abitare in un nuovo modo il proprio corpo.
Quali sono le sfide, e le gioie, di insegnare alle nuove generazioni a essere “custodi della bellezza”, come diceva Papa Francesco?
È importante aiutare le giovani generazioni a conoscersi, a intercettare il bisogno primario della loro esistenza. Uno è la libertà interiore; l’altro è Dio. È importante aiutare i nostri giovani ad avere rispetto per se stessi, per gli altri ed amarli in modo sano, sapendo che solo l’amore di Dio cambia il cuore e ci rende capaci di amare così. È Dio che ci rende capaci di amare la vita.
Il titolo del suo libro “Qualcosa di me” è semplice ma denso. Cosa racchiude davvero quel “qualcosa”?
È stato scritto d’estate, in un giardino, in un luogo che amo… è stato scritto con un’amica, racchiude quindi qualcosa di prezioso. Nel libro lei racconta di un’amicizia, e che l’amicizia è una relazione “provata nel fuoco”, capace di aiutarci a crescere, anche attraverso scontri e silenzi.
Oggi, in un tempo spesso segnato da legami superficiali o virtuali, cosa significa per lei coltivare un’amicizia vera?
Esporsi, rischiare. Abbiamo bisogno di avere almeno una relazione autentica nella vita. Questo ci rende capaci di essere noi stessi fino in fondo. Chi non rischia, non costruisce.
Chi o cosa oggi riesce ancora a sorprenderla profondamente?
A parte Dio, il bambino che ho in affidamento.
Qual è il messaggio più urgente che desidera trasmettere oggi con la sua vita e la sua arte?
Mi piacerebbe interpretare qualcosa di delicato, che accarezzi il cuore degli altri e che trasmetta loro la tenerezza e l’intensità dell’amore di Dio.

Il libro
Claudia Koll
Qualcosa di me – Dialogo con un’amica
ed. Tau Editrice
In vista del Giubileo del 2025, che coincide anche con i venticinque anni dalla conversione di Claudia Koll, questo libro-intervista racconta come l’incontro con Dio abbia trasformato la sua vita. Il testo nasce da un’amicizia profonda, che ha permesso un dialogo sincero, a volte complesso, mai banale, su temi cruciali e attuali. Non è solo una testimonianza della conversione di Claudia, ma anche l’opportunità per conoscere meglio la sua storia e, soprattutto, un invito a fare esperienza della misericordia e della pace di Dio.
Prefazione di Giovanni Salonia. Postfazione di Ezequiel del Corral.